Levico Terme (TN), 31 agosto 2020
di Giorgio Vergot
L’intervento edilizio diffuso, reso possibile grazie al recente potenziamento degli incentivi fiscali, punta a raggiungere obiettivi ambientali, energetici ed economici su larga scala, ma sottende valori culturali e implicazioni etico-sociali che qui si intendono indagare.
Il ‘Superbonus’ si configura come un provvedimento fiscale unico al mondo che consente, in modo democratico e diffuso, di realizzare interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati al risparmio energetico anche a chi pensava di non poterselo permettere.
Il bonus fiscale in edilizia risponde alla crescente attenzione per le problematiche connesse al surriscaldamento globale e alla domanda di tutela della salute, mettendo in campo interventi concreti in favore di una sostenibilità ambientale: con l’obiettivo di ridurre al minimo l’edificazione su suolo libero e l’emissione di inquinanti e gas serra, promuove la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente nel nostro Paese, in buona parte datato ed energivoro (sono stimati in 1,8 milioni gli edifici italiani con oltre cent’anni di vita), in modo da renderlo maggiormente sicuro ed efficiente, impiegando materiali rispondenti a criteri ambientali e incentivando l’impiego di fonti energetiche rinnovabili (l’unico mezzo per l’affrancamento dalla dipendenza energetica nazionale).
Nato per esigenze di sostenibilità ambientale, l’incentivo economico è però strutturato in modo tale da comportare importanti ricadute sul territorio e sull’economia locale: da un lato infatti crea nuovo slancio per l’intero settore edilizio, capace di creare lavoro e generare un ritorno economico in tempi molto rapidi (aspetto ancora più rilevante in un contesto segnato negativamente dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo); dall’altro produce notevoli risparmi sui costi in bolletta, valorizzando al contempo i beni immobili esistenti.
La valorizzazione del costruito e la sensibilità ambientale sono frutto di un’eredità culturale tipicamente italiana che ha radici profonde, come ha evidenziato Salvatore Settis analizzando il “Costituto senese”, lo Statuto comunale scritto in volgare a Siena nel 1309. In questo documento la bellezza della città viene tenuta nella massima considerazione dai suoi governanti, in quanto fonte di gioia e piacere per gli ospiti ma anche di onore e benessere per i cittadini.
In questi documenti medievali, alla bellezza (ricercata sia mediante la tutela di edifici e opere preesistenti, sia regolamentando l’aggiunta di nuovi elementi) sono sempre associati il decoro, la dignità, l’ornamento, la salubrità dei luoghi, riconosciuti come manifesto delle virtù civiche e fonte di orgoglio e vanto per tutti i cittadini.
Comune riferimento di questo orizzonte di norme e di buone pratiche è il principio di “bene comune” o di “pubblica utilità”, che trova fondamento già nel diritto romano, secondo cui quanto è posto dai privati in luogo pubblico (come per esempio la facciata di un edificio) ricade – almeno in parte – nella condizione giuridica di “cosa pubblica”, delineando così l’idea di una preminenza dell’interesse comune sopra i pur legittimi diritti di proprietà di ciascun cittadino.
L’idea che la facciata di un edificio privato rappresenti un valore non solo per il singolo ma per l’intera collettività, è talmente radicata nella nostra cultura da aver trovato piena espressione nel recente ‘bonus facciate’. Tale provvedimento permette la detrazione del 90% delle spese sostenute nel 2020 per gli interventi sulle facciate degli edifici (inclusi la semplice pulitura e tinteggiatura, gli interventi su balconi, ornamenti, fregi e nolo dei ponteggi) con la finalità di promuovere una serie di opere capaci di «dare un volto nuovo alle città».
La stessa Costituzione italiana, che come ogni Costituzione è prima di tutto un documento culturale in cui si riflette l’identità di un intero popolo, è permeata da un’idea del bello; in particolare l’articolo 9, che rappresenta un unicum nel panorama normativo contemporaneo, viene definito da Michele Ainis e Vittorio Sgarbi “custode della bellezza”.
Dall’epoca di stesura della nostra Costituzione il concetto di paesaggio ha assunto una valenza sempre più ampia e intimamente legata all’attività umana: da semplice fenomeno culturale ed estetico, si estende ora al concetto di ‘ambiente’ come insieme di spazi e di relazioni sociali, definito da Settis “teatro della democrazia”, non semplice mosaico di interessi individuali, ma luogo di ricchezza collettiva che riesce a racchiudere valori naturali e storico-artistici, luogo di vita e oggetto collettivo di partecipazione, attenzione e cura.
Come troviamo riassunto nelle Tesi di Dobbiaco formulate sul tema “La Bellezza Per una vita sostenibile”:
- La bellezza è un’esigenza primaria dell’uomo.
- In tutte le civiltà gli oggetti della vita quotidiana sono sempre stati molto più che dei beni strumentali, i villaggi e le città molto più che meri accostamenti di edifici, e il paesaggio molto più che un mero spazio da usare o edificare, essendo stati plasmati anche secondo esigenze estetiche.
- La bellezza, apparentemente inutile e superflua, è sempre stata considerata una necessità.
- Senza bellezza non si realizza la vita.
Oggi, grazie ai numerosi incentivi fiscali, viene data a ciascuno di noi l’occasione di agire concretamente a salvaguardia dell’ambiente e per il benessere generale, traendo al tempo stesso un beneficio economico (perché maggiore sarà il valore degli immobili energicamente efficienti e minori saranno i costi di gestione), ma anche di contribuire a generare bellezza, partecipando a un atto concreto e diffuso di responsabilità sociale e intergenerazionale.
È un’occasione unica, un treno da non perdere, ma, come per ogni viaggio, sono richiesti tempo e preparazione, energie ed entusiasmo tali da superare imprevisti e difficoltà; soprattutto sarà necessario vincere quell’inerzia che spesso frena e porta a desistere dall’intraprendere qualsiasi iniziativa.
Come scrivono Fruttero & Lucentini questa indolenza è il vizio più diffuso della società contemporanea, subdolo, responsabile di un impercettibile sgretolarsi di tradizioni, mestieri, abbassatore di livelli professionali, di produttività, di eleganza, di cultura, di stile: come una macchia d’umido sul soffitto, contribuisce soltanto a estendere – sempre di più – il vasto impero dell’abbandono.
Per tali ragioni è importante reagire a questa indifferenza, che non porta alcun vantaggio e non genera nessun tipo di ambizione e di soddisfazione, nella certezza che, come al ritorno da ogni viaggio, ci ritroveremo arricchiti e con un bagaglio ricolmo di bellezza: un investimento per il nostro futuro.
«Fra li studii e solicitudini che procurare si debbono per coloro, che intendono al governamento de la città, è quello massimamente che s’intenda a la belleça della città, perché la città dev’essere onorevolmente dotata et guernita, tanto per cagione di diletto et allegrezza ai forestieri quanto per onore, prosperità e accrescimento de la città et de’ cittadini di Siena».
Costituto Comune di Siena, 1309
«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».
Costituzione della Repubblica Italiana – Art. 9.