Roma, 2 giugno 2020
di Luciano Vanni
Ci sono date che hanno cambiato la storia, e il 2 giugno è una di quelle. Oggi si celebra una dimensione pubblica e privata, politica, sociale e antropologica: la differenza tra due sensibilità e due dimensioni culturali, tra Repubblica e Monarchia, tra partigiani e fascisti-repubblichini. E non si tratta esclusivamente di una polarizzazione politica: è un fatto umano e di coscienza.
Dobbiamo voler bene a tutte quelle persone che hanno dato vita, cuore, anima e corpo alla Resistenza partigiana, che per l’Italia ha rappresentato un Secondo Risorgimento: e a tutti i 12.717.923 cittadini favorevoli alla Repubblica. Perché non tutto è scontato: e senza l’impegno civile e la sensibilità di quei pochi, appena il 54,3%, saremmo sudditi, dipendenti da un sovrano o chissà cosa.
E comunque, la grande differenza tra democrazia e fascismi è racchiusa in questa frase: “Abbiamo vinto noi, e tu sei senatore; se aveste vinto voi, sarei morto o in galera” [Vittorio Foa al repubblichino Pisanò – Senato, 1946].