Per una nuova festa della musica

Roma, 21 giugno 2020

di Luciano Vanni

Oggi è la Festa Europea della Musica, e dovrebbe essere anche la mia festa, perché grazie alla musica ho costruito la mia sensibilità, il mio carattere e la mia dimensione umana, e perché alla musica ho dedicato la mia vita professionale in qualità di editore, educatore e promoter. Ma in verità, non mi sono mai sentito in sintonia con questa festa, con questa idea di festa.

Pensare alla Festa Europea della Musica come l’ennesimo concerto in piazza, magari con programmi un po’ stropicciati, non la considero una ‘Festa della Musica’ ma un’occasione persa: come un ‘evento’, una parola inflazionata e sopravvalutata in quanto rimanda all’idea di ‘evanescente’ e quindi come ricordo pallido, impercettibile e ininfluente.

La mia domanda è: che cosa si onora con concerti in piazza? Cosa si onora, e cosa si celebra, con una ennesima sequenza di spettacoli [parola che deriva dal latino ‘spectaculum’, che significa osservare, assistere, etc.]?

La mia risposta è: niente. Vorrei una Festa Europea della Musica che, almeno una volta all’anno, dimostrasse apertamente il suo valore pedagogico, culturale, sociale, educativo e formativo.

Vorrei una Festa della Musica che sensibilizzasse la società civile, le istituzioni e il tessuto imprenditoriale a investire in musica non esclusivamente per il suo valore estetico ma quale fattore di sviluppo di una persona e di una comunità.

Vorrei una Festa della Musica che portasse la musica – indipendentemente da stili e generi, tra esordienti e star – nelle scuole, negli istituti penitenziari, negli ospedali, nei centri diurni, all’interno di istituti sanitari e nei centri sociali.

Vorrei una Festa della Musica senza ‘eventi’ e senza ‘spettacoli’, che portasse la sua testimonianza dove non batte il sole, dove ci sono i nostri piccoli e gli emarginati, dove c’è fragilità sociale: dove c’è davvero tanto bisogno di quel benessere e di quella forza spirituale che solo la musica può dare.

E allora sì, quella Festa della Musica mi coinvolgerebbe appieno: di questa, non ne sento il bisogno.

Nel nostro piccolo, attraverso la rete dei comitati civici Civitates e grazie all’esperienza del Jazzit Fest, abbiamo costruito un movimento capace di coinvolgere migliaia di musicisti uniti da un sentimento di ‘Responsabilità Sociale d’Artista’ e abbiamo dimostrato concretamente quanto la musica possa influire positivamente nei processi di ‘accensione civica’ delle comunità locali italiane e riesca quindi a stimolare partecipazione, cooperazione e solidarietà.

Mi è naturale quindi riguardare quel meraviglioso docufilm intitolato “Participio Futuro: la cultura che vince” [> www.youtube.com/watch?v=UOnMoiIkRkI&t=510s], riannodare i fili con i tanti comitati civici nazionali riuniti attorno a Civitates [in attesa di promuovere nuove ‘Residenze Artistiche di Comunità‘] e rimettere in ordine gli appunti progettuali del Jazzit Fest futuro, che si radicherà stabilmente a Collescipoli per trasformare questo piccolo borgo medievale umbro in un ‘Paese della Musica’ sostenuto da una nuova “Fondazione Culturale di Comunità”.

Perché la musica genera sempre nuove opportunità sociali.

E questa è la mia idea di Festa della Musica.